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venerdì 6 febbraio 2009

Vita

C'era una volta un paese lontano nel quale viveva una famiglia felice.

Questa famiglia era composta da un papà, una mamma ed una figlia.
Il papà lavorava presso il Signore del castello ed era fabbro apprezzato e stimato dal suo Signore, dalla sua fucina non uscivano spade ma le migliori armature del regno.
La madre invece curava la casa e l'educazione della loro unica figlia.

Il padre e la madre stravedevano per la loro unica figlia, com'è giusto che sia in ogni famiglia che si definisca normale.

Gli anni passavano felici e la bambina cresceva, diventando sempre più bella, intelligente e amata da tutti: amici, parenti, vicini di casa.

Ma non tutte le storie finiscono bene, ed un bel giorno accadde quello che nessuno si aspettava.
Come una nube carica di grandine che all'improvviso oscura il cielo e distrugge il raccolto attesa da mesi, la figlia ebbe un'incidente molto serio cadendo da cavallo e rimase per parecchi giorni sospesa tra la vita e la morte.

Il Signore del castello in persona si prese a cuore le sorti della figlia del suo apprezzato fabbro e convocò i migliori medici del regno, ma nessuno di essi riuscì a trovare una soluzione alla situazione della figlia del fabbro.

Il Signore allora mando a chiamare i migliori medici dei regni confinanti, ma nuovamente nessuno di loro seppe portare la soluzione che tutti si aspettavano.

La figlia non si risvegliava da un sonno che sembrava infinito.

Il padre e la madre soffrivano con lei.
La loro vita era inevitabilmente cambiata: le notti si fusero con i giorni, le albe non erano diverse dai tramonti, padre e madre si consumavano ai piedi del giaciglio della figlia.
Ogni respiro, ogni sospiro, ogni minimo movimento del corpo della figlia era visto dai genitori come un possibile segnale di ritorno alla normalità, alla vita, come un primo passo verso il tanto atteso risveglio.

Per lei non potevano fare altro che nutrirla: qualche sorso per inumidire le labbra quando queste si seccavano, qualche boccone per respingere i morsi della fame.

Passarono così giorni, settimane, mesi. E poi anni, tanti lunghissimi anni.

La loro amata figlia viveva la sua vita in quel letto, immersa nel sonno senza fine in cui era caduta molto tempo prima.

Il padre e la madre della ragazza allora si chiesero se quella della loro figlia fosse ancora vita.
Come poteva esserla restando tutto il giorno sdraiata in un letto, immersa in un sogno eterno che non aveva parvenza di vita.

I figli dei loro amici si fidanzavano, si sposavano, avevano figli, un lavoro, una casa.
La loro figlia invece rimaneva inchiodata a quel letto.


I genitori allora si chiesero se forse non fosse stato meglio lasciarla andare, smettere di tenerla attaccata alla vita in quel modo.
Cosa passasse nelle loro menti e nel loro cuore mentre pensavano queste cose non è dato saperlo, solo un padre ed una madre che si trovano in una situazione simile possono capire.

Fu una decisione terribile, sofferta, tremenda.

Molti arrivarono a chiedersi come poteva il cuore di un genitore giungere ad una scelta così estrema, altri dissero che i genitori erano da ammirare perchè loro stessi non avrebbero resistito così a lungo.

Altri ancora dissero che se si fossero ammalati come quella ragazza avrebbero preferito essere lasciati morire da subito.

La storia di quella ragazza appassionò, divise, suscitò rabbia, dolore, lacrime.

Come andò a finire questa storia non è dato saperlo, a chi scrive.

Ma una preghiera, quella sì, quella gliela mandiamo anche noi, a prescindere da quello che sarà il finale.

1 commento:

TuttoDoppio+1 ha detto...

Hai reso bene la questione, senza cadere nel banale. Bravo.